di Anna Messia
La motivazione ufficiale è che all’Oam servivano nuove competenze dopo che all’Organismo sui mediatori creditizi e sugli agenti in attività finanziaria è stata assegnata anche la vigilanza sugli agenti insediati per conto degli istituti di pagamento o di moneta elettronica. Ma dietro la decisione che ha portato il ministero dell’Economia a sostituire il commissario Ranieri Razzante, il cui mandato scadeva nel 2014, con il dirigente dell’ufficio ispettivo centrale del dipartimento del Tesoro, Vera Frateschi, sembrano esserci anche altre ragioni che hanno perlomeno accelerato la pratica. Razzante, docente universitario e presidente dell’Aira, l’Associazione italiana responsabili dell’antiriciclaggio, si era espresso recentemente in più occasioni contro l’obbligo di iscrizione all’Oam anche dei promotori finanziari, che hanno già un proprio albo (gestito dall’Organismo dei promotori) e pagano anche una quota di iscrizione annua, oltre al contributo versato alla Consob che si occupa della loro vigilanza. Proprio sulle pagine di MF-Milano Finanza, in un articolo del 14 giugno, Razzante aveva detto di considerare del tutto inopportuno che i promotori finanziari fossero costretti alla doppia iscrizione, obbligo però ribadito a stretto giro di posta dal ministero dell’Economia. Il suo, aveva ribadito lo stesso Razzante, era il punto di vista di un tecnico del diritto, anche se, dal punto di vista pratico, i contributi dei promotori (che pagano la metà dei mediatori, secondo quanto stabilito dallo stesso Organismo) sono ovviamente utili a finanziare l’Oam. Una posizione che è stata ribadita ancora ieri da Razzante, all’indomani della sostituzione: «È come se gli ingegneri fossero costretti a iscriversi all’albo dei geometri, mentre le professioni sono già ben codificate da ottimi Testi unici. Creare due albi e concedere all’Oam la possibilità di stabilire il costo dell’iscrizione è a mio parere fuorviante», ha dichiarato, aggiungendo di sentirsi «rammaricato per non essere stato preventivamente informato e consultato sulla scelta del ministero». Lo scontro nato intorno alla doppia iscrizione è del resto tuttora più che mai in atto. I promotori restano sul piede di guerra e non ci stanno proprio a essere soggetti a un doppio controllo, considerando che l’Oam è vigilato dalla Banca d’Italia, oltre che a dover pagare nuove tasse sia per l’iscrizione al nuovo albo sia per sostenere l’esame richiesto ai promotori che hanno meno di tre anni di anzianità professionale (i più esperti possono iscriversi di diritto). Tanto che l’Anasf, l’associazione che li rappresenta, nei giorni scorsi ha deciso di lanciare una petizione al presidente del Consiglio, Mario Monti, per modificare la legge e ha già raccolto più di 8 mila firme. Ad occuparsi della questione è anche il Parlamento: martedì la commissione Finanze del Senato, nell’ambito di un parere bipartisan sul decreto Crescita, si è detta favorevole a una modifica della legge per tirare definitivamente fuori i promotori finanziari dall’Oam. (riproduzione riservata)